Apologia della Testa fra le Nuvole

"Il simbolismo delle nuvole. L’universo fluttuante" "Il Nuvolario" "Teoria della nuvola" Fosco Maraini Jacqueline Kelen Hubert Damisch

Tutti conosceranno la sequenza di immagini, mille volte pubblicata, che illustra l’evoluzione dell’uomo secondo Darwin: dalla scimmia curva su se stessa al pitecantropo all’Homo Habilis e poi Sapiens che cammina eretto. Qualche tempo fa è stata aggiunta una silhouette conclusiva: un uomo che si accovaccia di nuovo come alle origini, ma stavolta seduto davanti al computer Però l’evoluzione continua grazie alla tecnologia che ci condiziona anche fisicamente: tra l’Homo Sapiens e l’Homo Digitalis è stata inserita una immagine intermedia, l’Homo Connexus: curvo, ingobbito, che guarda verso il basso in perenne osservazione dei nuovo gadget… La tecnoscienza non è neutra come qualcuno ancora si illude, ma incide su di noi quando diviene un fine e non un semplice strumento.
L’umanità, in tutto il mondo ha ormai un super cellulare in mano e lo guarda sempre, uomini e donne, bambini, giovani e vecchi. Quando guida, quando mangia, quando sta a cinema, a teatro, ad una conferenza, quando sale l’ascensore, le scale mobili o sul bus, quando in una mano ha lo smartphone e nell’altra la borsa, un trancio di pizza napoletana, un bambino in fasce o spinge una carrozzina, e non alza la testa neanche se attraversa la strada magari col semaforo rosso (sono testimone diretto di tutto quanto appena scritto).

Dunque, l’umanità sta subendo una mutazione antropologica che allarma anche gli ortopedici e volge lo sguardo solo verso terra e si è dimenticato che prima, molto prima non era così. Infatti, una delle prime cose, se non la prima cosa , cui l’uomo primitivo prestò attenzione fu il cielo sopra la sua testa: chiaro di giorno e oscuro di notte, sereno e nuvoloso, splendente o corrusco, con sole e con la luna e le stelle. Portati più a simbolizzare che a razionalizzare i nostri lontani antenati vennero ovviamente attratti anche dalle nuvole, queste setose compagne del cielo che potevano essere portatrici del bel tempo come del brutto tempo. Segni, ovviamente, di qualcosa a seconda dei casi.
Ogni civiltà le ha interpretate a suo modo, sia in Occidente che in Oriente, e tracce del loro significato si trovano ovunque. Un bel libro, Les nuages et leur symbolique, curato da Jacqueline Kelen (Albin Michel 1995, e tradotto come Il simbolismo delle nuvole. L’universo fluttuante per le Edizioni Mediterranee, Roma 2008) esamina il singolare argomento attraverso le varie culture, dall’antichità ai nostri giorni, nel mito, nella letteratura, nella filosofia, nelle religioni e nelle arti, ma anche nel folklore, nella divinazione e nell’alchimia, attraverso vari saggi coordinati dalla Kelen, alla quale si deve un affascinante (per stile e afflato poetico) visione d’insieme dell’argomento nel primo scritto del libro.

"Il simbolismo delle nuvole. L’universo fluttuante" "Il Nuvolario" "Teoria della nuvola" Fosco Maraini Jacqueline Kelen Hubert Damisch

Diciamolo senza paura dell’ironia altrui: questo straordinario libro rappresenta il totale riscatto per coloro i quali durante tutta la loro vita, gente comune o grandi personaggi, sono stati definiti/accusati di avere la testa fra le nuvole, di non stare con i piedi per terra, di costruire castelli in aria, insomma di essere degli “acchiappanuvole”, vale a dire: perdigiorno, vagabondi, specialisti nell’arte di Michelaccio…
Questa cospicua raccolta di saggi, invece, dimostra assolutamente il contrario: è una apologia dell’effimero, del transeunte, del tempo che passa, delle forme cangianti, del mutevole, del proteiforme. E di coloro che a tutto questo sono devoti. E ciò – controsenso solo apparente – non vuol dire essere irrealisti, staccati dal presente, non avere alcun fondamento interiore. Vuol dire semplicemente essere consapevoli di quanto tutto quel che ci circonda sia provvisorio, e quindi fare i conti con questa provvisorietà sia del mondo sia personale; rendersi conto che è perfettamente inutile essere attaccati alle cose correnti, capire quanto sia capriccioso il Destino, incostante il Fato, di quanto si trasformi e ci trasformi. Proprio come le nuvole che veleggiano indifferenti sopra la nostra testa, oggi, ahimè, curva sullo smartphone e sul tablet ultimissima generazione.
Sopra la nostra testa c’è il cielo, sereno o corrusco non importa, ma che nessuno ormai più guarda: stare col naso in aria, ecco un’altra delle accuse rivolte a questa categoria di umani. E quindi non occuparsi a tempo pieno di fatti assai più concreti. Di conseguenza essere dei sognatori incoscienti e fuori dalla realtà, non impegnarsi abbastanza per cambiare, qui ed ora, appunto questa realtà, ma pensare troppo spesso a fantasie, a utopie irrealizzabili: pensarle non cercare di attuarle.

Come si vede, è tutta una serie di conseguenze che discende dall’essere degli “acchiappanuvole”, e questo libro, come detto, riscatta ampiamente la categoria, dimostrando come e qualmente il simbolismo delle nuvole sia importante, profondo, ancestrale, di grande momento, presente in tutte le civiltà, in tutte le filosofie, in tutte le arti. Eccetto ovviamente la nostra che delle nuvole si preoccupa soltanto in senso meteorologico (“che tempo fa?”) perché collegato allo spostamento di fine settimana e al turismo, come vari autori di questo volume notano e condannano. Le nuvole hanno solo un significato concreto, là sui tabelloni che i meteorologi civili o militari ci illustrano nei telegiornali: ci sono, non ci sono? piove o c’è il sole? possiamo fare un viaggio o una gita? La praticità e l’utilità hanno sostituito il simbolo e il metafisico. Noi non guardiamo più in aria, non guardiamo più in alto: siamo troppo occupati ormai a fissare il piccolo scherno mutevole del nostro pc tascabile. E se pure lo facessimo vedremmo assai poco. In città: perché se poi ce ne andiamo in montagna o anche soltanto in campagna dove di luci e di fumisterie ce ne sono poche o affatto, allora, ecco che la gente comune, quella abituata a stare con il naso all’ingiù, quando si ricorda di alzare la testa, si meraviglia di ciò che riesce finalmente a vedere, siano esse nuvole (appunto), o un cielo terso, o le stelle, o – se si è fortunati – addirittura la Via Lattea o, meraviglia delle meraviglie, anche un arcobaleno dopo un temporale sullo sfondo di un manto grigio. Ma è la sorpresa di un attimo, perchè subito dopo o poco dopo la gente comune è già in tutt’altre faccende affaccendata richiamata dal trillo che un messaggio è giunto sullo smartphone perennemente accesso, e si dimentica di quel momento magico.
Le nuvole sono tante cose: sono anche una delle tante espressioni del mito: come dice Jean Markale “il mito sembra un dato fondamentale dell’essere che resiste ad ogni aggressione culturale limitandosi ad adattarsi alle circostanze, ma quando lo si vuole eliminare ritorna in una forma nuova, più vivace che mai”. La nuvola è il simbolo, se si vole, del passaggio in un’altra dimesione, in un Altro Mondo, anche una specie di “Guardiano della Soglia”, la soglia verso qualcosa di ulteriore, al di là della percezione comune. Ma è una “porta” cangiante, mutevole e non è facile individuarla, raggiungerla, varcarla: chi mai abiterà oltre di essa, e chi riuscirà nell’impresa? Non certo coloro che hanno gli occhi rivolti in basso, incollati sul nuovo gadget universale….

 

"Il simbolismo delle nuvole. L’universo fluttuante" "Il Nuvolario" "Teoria della nuvola" Fosco Maraini Jacqueline Kelen Hubert Damisch

Questo libro è una vera piccola enciclopedia di come l’ “universo fluttuante” che ci circonda sia stato apprezzato, valutato e simbolicamente compreso per millenni, per poi essere dimenticato al sorgere della civiltà industriale, dal mondo moderno; una piccola-grande Bibbia per chi sta col naso in aria e non è prigioniero delle cose correnti (anche se è obbligato ad occuparsene: Tolkien docet). Dimostra quanto abbiamo perduto dimenticando il contatto – quello vero e profondo, non quello fondamentalista e utilitaristico degli ecologisti o degli ambientalisti di professione – con gli elementi che ci circondano, sia nella loro versione positiva che negativa. Dimostra infine come non abbiano tutti i torti quelli che non hanno i piedi per terra e invece hanno la testa fra le nuvole, ghettizzati da una società che ha mercificato anche i sogni.

 Le nuvole sono Castelli in aria, Le greggi del cielo, Frammenti di un sogno perduto, L’Eternità fluttuante, Segni nel cielo e se qualche residuo sognatore, che non si preoccupa di essere definito un “acchiappanuvole”, volesse nobilitare la propria scorretta propensione, ecco il libro bellissimo di un grande esploratore della terra, ma anche della fantasia, Fosco Maraini (1912-2004), che una ventina d’anni fa pubblicò un piccolo-grande capolavoro, Il Nuvolario (Marsilio, 1998), straordinaria summa di pseudoscienze, pseudostoria e pseudolibri, interamentre dedicato alla Nimbologia, lo studio delle nuvole, appunto. Un libro imperdibile, ma ormai introvabile, purtroppo. Ma che i pochi che ancora perdono giustamente tempo con il naso all’insù, non dovrebbero mancare di avere nella loro biblioteca, non fosse altro per autorevolmente accreditare un atteggiamento ormai disprezzato dall’Homo Connexus e dall’Homo Digitalis.
In realtà, un critico d’arte francese, Hubert Damisch (1928-2017), nel 1972 aveva pubblicato una sua Teoria della nuvola (tradotta da Costa & Nolan, 1984), ma era cosa ben diversa analizzando la prospettiva a partire da un elemento eccentrico, come appunto la nuvola, nella storia della pittura. Nell libro di Maraini invece il punto di vista è complessivo, quasi a scrivere una Teoria generale delle nuvole. Innumerevoli sono, infatti, le notizie che apprendiamo dal Nuvolario, sia sulle setose compagne della nostra vita, che sempre meno guardiamo travolti come siano dalla frenesia della vita quotidiana e dalle nostre preoccupazioni che ci fanno volgere gli occhi verso il basso e non verso il cielo, sia sull’universo scientifico che gravita intorno alla Nimbologia. Apprendiamo così dell’esistenza di organizzazioni come la Royal Nimbological Society, il Centre Nimbologique International e naturalmente la nostra Società Nimbologica Italiana, di pubblicazioni specializzate quali Il Giornale nimbologico italiano e l’Annuario nimbologico italiano, o anche l’eterodosso Il nuvolista indipendente, e poi l’inglese The Nuvolist, l’indiano The Aryan Nuvolist, il tedesco Zeitschrift für Nimbologie; e veniamo aggiornati sulle varie correnti interpretative: quelle soggettivistiche, quelle oggettivistiche, quelle che si limitano ad una semplice classificazione (tipica la “nubignosia tassonomica”) e quelle meno ortodosse, come la “scuola protestante” o la “scuola dei pornòscopi” che, come dice il nome, dà interpretazioni erotico-sessuali alle forme che le nuvole assumono.

"Il simbolismo delle nuvole. L’universo fluttuante" "Il Nuvolario" "Teoria della nuvola" Fosco Maraini Jacqueline Kelen Hubert Damisch

 

L’erudizione del professor Maraini è immensa, assomiglia – si potrebbe dire – a quella di Jorge Luis Borges, il bibliotecario di Babele, spaziando su testi, documenti e teorie nell’arco della storia culturale dell’umanità. La preziosità di questa sua opera consiste, infatti, anche nella possibilità di leggere brani di testi ormai introvabili, che la sapienza dell’autore traduce secondo lo stile dell’epoca in cui vennero scritti. Ad esempio, il seguuente brano dell’Heptaponton, i viaggi per i sette mari, di Minutius Omniavidens, che così descrive una mattinata in una valle della Cappadocia: “Le valli intorno erano sommerse da un velo di nebbia immobile, leggermente glauca, dove la sfioravano le ombre delle elevazioni circostanti, candida se in pieno sole. Ne emergevano soltanto qua e là le cime di alcuni alberi. Il pastore ci spiegò che tali nebbie erano note nella regione come Laghi del Silenzio e che vi si celavano i tremendi Dragoni Splenetici (splenetici dracontes) i quali prendevano gli uomini e li disossavano, lasciandoli poi molli e vuoti come zampogne afflosciate. A conferma di ciò il buon uomo portò fuori della capanna un bottiglione e ‘Qui’, ci disse, ‘v’è un bambino disossato dai draghi’. Versò quindi dal recipiente un essere completamente floscio che si sparse in terra come una focaccia poco cotta e prese sonoramente a ridere vedendo il nostro orrore: cominciò a muoversi in maniera non dissimile da quella che potrebbe avvenire per una vescica munita di una propria volontà. E’ inutile dire che fuggimmo terrorizzati verso la più alta cima della regione fin quando i Laghi del Silenzio furono completamente spariti”. Da un punto di vista filologico ci si potrebbe chiedere, ancorché oziosamente, se per alcuni spunti della sua serie televisiva X-Files, l’americano Chris Carter non abbia per caso attinto a opere dimeticate come quella dell’Omniavidens qui citata…
Il Nuvolario ha, quindi, una duplice utilità, funzione e scopo finali: da un lato il recupero di una borderline science, di una scienza di confine, anche se antichissima, poco nota, se non addirittura poco considerata, con le sue opere più importanti e singolari, invogliando a ricercare ed approfondire; dall’altro la rivalutazione di tutti coloro i quali sono volgarmente definiti “acchiappanuvole”.
In conclusione, i libri di Jacqueline Kelen e di Fosco Maraini sono invece una vera e propria apologia di chi ha la testa fra le nuvole, un elogio di chi non sta con i piedi in terra, per di più con solide basi sia mitico-simboliche che scientifiche!

GIANFRANCO de TURRIS

 

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