Il Villaggio Lunare parlerà “europeo”?

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Habitat Lunare

Fin dal 2010 la Nasa afferma che la Luna non è fra le sue priorità e non vede la necessità di tornarci, dato l’obiettivo a lungo termine di mandare degli esseri umani su Marte. È però incline a sostenere altri Paesi che siano interessati ad andare sulla Luna e a lavorare nello spazio cislunare del nostro satellite. Secondo l’amministratore della NASA Charles Bolden:

E’ fondamentale per questo settore che i nostri partner internazionali si facciano finalmente avanti e assumano la guida dei piani di ritorno sulla Luna. Purtroppo però nessuno l’ha ancora fatto.

Eppure le proposte di missioni umane sulla Luna non mancano. I cinesi ne parlano da anni, anche se non si sa come e quando le realizzeranno. La società aerospaziale russa RSC Energia afferma di avere in preparazione una missione per il 2029, ma non si sa bene se il programma spaziale russo potrà permettersela. E poi c’è il concetto europeo di “Villaggio Lunare” o meglio, una base lunare internazionale, sostenuta ripetutamente dal nuovo direttore generale dell’ESA Johann-Dietrich Worner:

La missione sulla Luna non dovrebbe essere esclusiva di un Paese ma uno sforzo internazionale congiunto dove ognuno porta le sue idee e competenze particolari. Lo chiamerei ‘Villaggio Lunare’ perché un villaggio è un luogo dove persone e culture si incontrano.

 Ha inoltre ipotizzato di farlo sorgere sulla faccia nascosta della Luna per liberare i radioastronomi dalle interferenze elettroagnetiche di provenienza terrestre. Wörner in effetti non pensa a un semplice allunaggio ma alla costruzione di una base permanente, che darebbe nuove opportunità per la ricerca astronomica e planetaria:

Se costituisse un punto di partenza per l’ulteriore esplorazione del sistema solare, benissimo. Il primo passo è quello di definire una base lunare internazionale permanente, che sarebbe un obiettivo raggiungibile e conquisterebbe l’appoggio del pubblico. 

 

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Habitat lunare

Purtroppo questi piani non si sono ancora concretizzati per mancanza di supporto  da parte dell’ESA. Fortunatamente Worner, sia prima sia dopo essere entrato all’ESA, ha esposto le sue idee anche ad altri. Ad esempio. sono piaciute a George Nield,  amministratore associato per il trasporto commerciale spaziale della FAA, l’omologo statunitense dell’ENAC:

Quello che mi attira è la riduzione al minimo della rigida struttura gerarchica in cui un solo Paese specifica l‘architettura ed esercita il comando. In questa visione ogni Paese potrebbe partecipare nella misura a esso più congeniale – Nield non si è fermato qui e ha proposto una variante – Invece di popolare il villaggio con i rappresentanti delle nazioni, o delle agenzie spaziali governative, apriamolo alle entità commerciali.

Nield sostiene che, in una base lunare internazionale, le aziende private potrebbero svolgere diversi ruoli, dalla fornitura di beni e servizi alla costruzione di habitat e altre infrastrutture:

Il settore privato ha il potenziale per giocare un ruolo importante e non necessariamente solo come appaltatore.

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Lunar mass-driveer

Fondamentale per l’apertura di questa frontiera è la capacità di vivere con le risorse locali, un po’ come facevano i pionieri del West americano. Finché non si comincerà a sfruttare su scala industriale le risorse di Luna, asteroidi, comete e altri corpi celesti, le attività nello spazio resteranno limitate all’esplorazione, anziché evolversi in insediamenti permanenti. L’utilizzo delle risorse in sito getterebbe le fondamenta dell’economia spaziale, in cui le risorse stesse verrebbero scambiate con prodotti e servizi, poi da esse si fabbricherebbero prodotti sempre più complessi, fino al sostentamento indefinito della vita.

Diventando l’economia spaziale autosufficiente, i profitti delle attività condotte sulla Luna e nello spazio cislunare potrebbero sostenere la continuità delle attività stesse e gli ulteriori sviluppi non dipenderebbero più dai sussidi statali terrestri. Ciò non significa che gli investimenti pubblici cesserebbero, ma molto probabilmente che sarebbero spinti dal successo commerciale. I risultati sarebbero infrastrutture e tecnologie migliori, che a loro volta consentirebbero l’ingresso di altri partecipanti. Le risorse pubbliche continuerebbero poi a rendersi necessarie per la ricerca scientifica, per l’addestramento del personale e per lo sviluppo e la manutenzione delle infrastrutture.

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Il Villaggio Lunare

Proprio per iniziare il cammino verso questa nuova economia, nel 2017 comincerà la preparazione al Decennio Lunare Internazionale (International Lunar Decade, ILD), che getterà le basi per la collaborazione internazionale finalizzata alla creazione di un’economia spaziale autosufficiente e all’apertura della nuova frontiera. Una volta raggiunto tale obiettivo, gli ulteriori investimenti commerciali produrranno una sensibile crescita economica , proprio come avviene sulla Terra. Ma, in modo analogo, anche in questo caso i continui investimenti si accumuleranno inizialmente in forma di perdite, che scoraggeranno gli aspiranti imprenditori spaziali ad eccezione di quelli molto ricchi, che sono in grado di sostenere perdite notevoli in attesa di profitti a lungo termine.

Il successo dell’ILD consisterà quindi nello sviluppo di fondi di investimento e meccanismi di finanziamento che consentano ai meno ricchi di sviluppare idee dall’elevato potenziale ma dalle lunghe tempistiche necessarie per essere redditizie. Le collaborazioni pubblico-privato sono una strada molto promettente e ci sono forti motivazioni per prendere in considerazione lo sviluppo di fondi di investimento legati a garanzie governative. Ma quando si raggiungerà l’economia spaziale autosufficiente entreranno in gioco altri meccanismi finanziari e fonti di capitale più comuni. Il costo del capitale diminuirà e gli investimenti verranno ammortizzati più rapidamente. Tutti gli attori delle attività spaziali beneficeranno dalla strategia per raggiungere questo obiettivo, sia gli imprenditori sia gli scienziati. Nel lungo termine, economie spaziali autosufficienti come le colonie su Marte saranno in gran parte indipendenti dai rifornimenti terrestri e, un giorno, saranno necessarie per assicurare la sopravvivenza della nostra specie oltre la Terra.

 

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Il Villaggio lunare

 

Cosa sarà possibile entro il 2030.

Con un’economia spaziale orientata verso l’autosufficienza, in soli dieci anni si potranno realizzare grandi cose

Costi minori: inviare dei carichi sulla superficie lunare costerà meno che inviarli nell’orbita terrestre bassa (LEO). Si prevede che il costo della messa in orbita continuerà a scendere grazie allo sfruttamento delle risorse in loco, ai metodi di propulsione alternativi, ai progressi tecnologici e alla maggiore efficienza ottenuta tramite effetti sistemici e lanci più frequenti.

Fonte energetica affidabile: una centrale elettrica e di comunicazioni sulla Luna fornirà elettricità, comunicazioni a banda larga e servizi di navigazione a qualsiasi punto della superficie e dell’orbita lunari.

Uso delle risorse in sito: si estrarranno ghiaccio lunare, regolite e altre risorse per fornire carburanti, materiali edili e schermi antiradiazioni. Serviranno inoltre per le astronavi dirette su Marte o ad altre missioni.

Piattaforme e depositi di carburante: verranno sviluppati nell’orbita terrestre bassa e nei punti di Lagrange per fornire habitat e strutture di ricerca, assemblaggio, produzione e operazioni che consentiranno la continua riduzione di costi e rischi e l’espansione delle opportunità, avvalendosi delle capacità sviluppate a bordo della Stazione Spaziale Internazionale.

Attività mineraria sugli asteroidi: lo sviluppo infrastrutturale e industriale sulla Luna e nello spazio cislunare favorirà il potenziale sfruttamento minerario degli asteroidi.

Villaggio Lunare: se la visione del direttore generale dell’Esa Ian Worner si sarà evoluta dalla fase puramente robotica a quella umana, con un insediamento sulla faccia nascosta della Luna in grado di ospitare 10 persone e la costruzione di strutture per accogliere altri 50 occupanti o più.

Missione umana su Marte: le prospettive di una missione umana su Marte saranno notevolmente rinforzate, grazie alla sostanziale riduzione dei costi e alle maggiori possibilità offerte dalle infrastrutture e dall’“ambiente di prova” offerto dalla superficie lunare e dallo spazio cislunare, soprattutto dopo l’inizio delle attività industriali lunari.

I successori della Stazione Spaziale Internazionale: questi avamposti continueranno a svolgere un ruolo vitale come piattaforme di ricerca in campo medico, produzioni nello spazio, punti di assemblaggio e alberghi per il nascente turismo spaziale.

 

VIDEO

ESA – IL VILLAGGIO LUNARE (in italiano)

SPACE.COM – MOON VILLAGE

 

Traduzioni e sintesi di FAUSTO MESCOLINI tratte da:
“Building a Moon Village” http://www.thespacereview.com/article/2857/1
“NASA’s Journey to Mars and ESA’s Moon Village enable each other” http://www.thespacereview.com/article/2904/1

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