Primo Contatto (3): ottimismo e curiosità o prudenza e discrezione?

trasmissioni interstellari Donna Haraway Steven Pinker Planetary Society meme Robert Jervis Irving Janis Graham Allison Philip Zelikow
La macchina Einstein-Rosen, fotogramma tratto da CONTACT (1998)

I miei amici della Planetary Society mi hanno chiesto perché tra gli innumerevoli articoli disponibili sul problema del Primo Contatto, ho scelto di dedicarmi proprio a questo, coinvolgendo per la traduzione della terza parte, che proponiamo oggi ai nostri lettori, l’innocente Fausto Mescolini.
E’ presto detto.

Innanzitutto perché l’articolo proviene da “The Space Review”, una fonte autorevole. E, come si può vedere, è documentatissimo: offre infatti ben 42 rimandi (links). Ma sopratutto perché quell’articolo è una voce fuori dal coro, e invita ad un dibattito serio e non ideologico su un tema bollente come quello del Primo Contatto. Concludo prendendo però le distanze da certe esternazioni degli autori a cattere più prettamente politico, che trovo inaccettabili. Ma ritengo che una critica di questo genere non debba trovar spazio in un lavoro di traduzione, ma lasciata al dibattito tra i lettori. A noi traduttori rimane comunque la possibilità di esercitare un “diritto di satira” che i lettori spero sapranno apprezzare (RF)

 

Carl Sagan, icona degli ottimisti del Primo Contatto, profetizzò che gli esseri umani potrebbero beneficiare immensamente dell’accesso alla conoscenza scientifica, logica, culturale ed etica ottenibile sintonizzandosi sulle trasmissioni interstellari. (28) Sagan era fiducioso nel fatto che il conseguente shock culturale sarebbe stato relativamente contenuto e che la decodifica dei segnali sarebbe stata possibile, anche se nell’arco di decenni o di secoli.(29) Albert A. Harrison immaginò un incontro pacifico e collaborativo tra specie extraterrestri intelligenti equivalente alla Pace di Kant. (30) Descriveva un Club Galattico di tali specie operanti su ampi principi ed esperte nell’arruolare nuove specie come la nostra. Purtroppo, svariati decenni di ricerca indicano ora che le entità extraterrestri intelligenti che trasmettano via radio inviti alla comunicazione devono essere estremamente rare oppure esistere a distanze così immense dalla Terra da essere funzionalmente inesistenti.

Quali vantaggi potrebbero derivare dalla comunicazione con un’entità extraterrestre? Già sappiamo che l’intelligenza è comparsa molte volte sulla Terra, tuttavia con le specie terrestri che si dimostrano intelligenti non siamo ancora riusciti a conversare su cose diverse dal dare un nome al cibo, identificare le minacce dei predatori, marcare il territorio ed esprimere affetto. (31) In questo senso gli esseri umani sanno già di non essere soli nell’universo. Purtroppo non siamo in grado di scambiare idee con le specie intelligenti terrestri su argomenti più astratti, ma questo potrebbe essere considerato un beneficio indiretto, se derivato dalla acquisita capacità di  tradurre  i messaggi di una entità intelligente extraterrestre.

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la matematica ci aiuterà a decifrare i messaggi provenienti da fonti extraterrestri? E’ l’potesi avanzata da CONTACT (1998)

 Chi propone di tentare la comunicazione con entità intelligenti extraterrestri presuppone generalmente che la nostra matematica sia universale e che pertanto possa fungere da base per lo sviluppo di una terminologia comune. Forse si sbagliano. La matematica che conosciamo potrebbe semplicemente riflettere il pensiero della nostra specie, centrato sull’esecuzione delle operazioni che sono utili per noi. Anche la matematica apparentemente “pura” potrebbe semplicemente essere matematica applicata a se stessa, riducendo il divario a un caso di rimozione graduale piuttosto che una differenza sostanziale. Un importante vantaggio del Primo Contatto sarebbe quello di determinare se sappiamo ciò che crediamo di sapere sulla matematica, sia in contenuti che scopi. La scoperta che la matematica non è un territorio comune potrebbe però precluderci l’uso del mezzo più promettente per riuscire nella traduzione dei messaggi. Ma non riconoscere questo problema, se esiste, significherebbe faticare a lungo in un’attività impossibile per lungo tempo a venire.

Un altro vantaggio sarebbe che potremmo “evitare di reinventare la ruota” adottando molti dei progressi tecnico-scientifici compiuti da altre specie. Non possiamo comunque presumere che la scienza e la tecnica di un’entità extraterrestre sarebbero di un qualche utilizzo pratico. (32 ) Gli esseri umani potrebbero inoltre beneficiare dal confronto con  nuovi esempi e dal riconoscere il valore di ciò che già possediamo. Saremmo pertanto in una situazione analoga agli Inca precolombiani, che conoscevano la ruota ma non l’avevano impiegata per il trasporto. Un’entità extraterrestre potrebbe possedere concetti filosofici o spirituali che la nostra specie neanche immagina.

 

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Non c’è solo la matematica! Affidare la comprensione di un sistema di comunicazione alieno a gruppi misti composti anche da linguisti, biologi, psicologi, filosofi. E’ l’approccio multiculturale proposto da ARRIVAL (2017)

 

Anche se l’entità extraterrestre non avesse da offrire niente che non possedessimo già, ci sarebbero comunque dei vantaggi nel comunicare? Donna Haraway ritiene le relazioni sviluppate con gli animali domestici, creature dotate di menti ben diverse dalla nostra,  cruciali per lo sviluppo morale umano. (33) Secondo Steven Pinker le comunicazioni di massa, che hanno aumentato le occasioni di confronto tra le menti di esseri umani e quelle di altri animali diversi da noi, è in parte responsabile del nostro comportamento sempre più pacifico. (34) Pertanto il semplice incontro con menti differenti e radicalmente aliene potrebbe avere un effetto pacificante sul nostro comportamento, permettendo un ulteriore sviluppo morale. L’effetto dipende ovviamente dall’effettiva comunicazione in qualcosa di simile alla lingua naturale.

Il problema politico

I politici sono a conoscenza dei vantaggi del Primo Contatto? La risposta è: molto poco. I vantaggi ipotizzati sembrano tuttavia riflettere una pia illusione.
La ricerca di segnali radio da entità extraterrestri è andata avanti per decenni nonostante l’assenza di una chiara e ampia politica sul merito di tale attività. Anzi, l’entusiasmo circa la possibilità di individuare una vita extraterrestre intelligente è stato assiduamente coltivato nella cultura popolare. A volte sembra anche un modo di vaccinare la gente contro la xenofobia ai danni degli altri esseri umani. (35) Il credo nel carattere benigno di qualsiasi entità extraterrestre è così comune fra le persone che la Planetary Society lo usa abitualmente per l’autofinanziamento. Infatti un messaggio email di questo tipo pubblicato il 15 agosto 2014 terminava con la seguente dichiarazione: “Se una civiltà aliena ci inviasse una trasmissione, sarebbe una scoperta straordinaria nella storia umana. E tu ne faresti parte. Aiutaci a mantenere viva la ricerca.” L’appello ai contribuenti non cita i rischi che implicherebbe il rilevamento di tale messaggio e la risposta a esso. Non esiste nessuna lobby di massa paragonabile alla Planetary Society  che si opponga a tale attività. Il dissenso esiste ma non riesce a diffondersi abbastanza nell’opinione pubblica. (36Gli esperti sono divisi sull’opportunità di rispondere a qualsiasi entità individuata e di segnalare spontaneamente l’esistenza della nostra specie come entità tecnologica intelligente. (37) Purtroppo gran parte di coloro che potrebbero chiedere maggior prudenza ignorano il problema e si sentono più attratti verso appassionanti teorie cospirative come quelle offerte da Discovery Channel.

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Questo elegante signore è stato il primo essere vivente non terrestre ad assistere, del tutto casualmente, al volo di collaudo del prototipo della Enterprise. Succede in Star Trek e l’alieno è un Vulcaniano: agli Umani non poteva capitare di meglio.

 

I politici sono a conoscenza dei rischi del Primo Contatto? La risposta è purtroppo “molto poco“, e la quantità di informazioni  di cui dispongono è decisamente scarsa. I tragici incontri dettagliati nella Tabella 1 non fanno presagire nulla di buono neanche per gli incontri ristretti alle trasmissioni radio. I memi, nel senso originale di questo termine coniato da Richard Dawkins, potrebbero avere una valenza distruttiva  non inferiore a quella di una vera e propria pandemia. (38) Come stiamo scoprendo nel XXI secolo, le informazioni stesse possono essere usate come armi. Data la preoccupante curiosità carattteristica della nostra specie, qualcuno potrebbe essere tentato di rispondere a un segnale radio prima che venga decifrato e si stabilisca se effettivamente gli esseri umani sono i veri destinatari. L’aumento dell’entusiasmo popolare e scientifico, spinto dalla curiosità, potrebbe indebolire la resistenza dei politici. La frustrazione nata dall’incapacità di ottenere un vero messaggio dalle trasmissioni radio ricevute potrebbe alimentare il sospetto che i politici nascondano delle informazioni che in realtà nemmeno possiedono. La tentazione di rispondere verrebbe probabilmente rinforzata dai periodi di tempo, lunghissimi nella percezione umana, richiesti fra l’invio e la ricezione dei messaggi radio. Gli orizzonti temporali per i politici sono normalmente molto più brevi. Le conseguenze a lungo termine anche delle politiche più importanti potrebbero venire accantonate a favore di vantaggi a breve termine da raccogliere in sondaggi ed elezioni.
I politici sono meno propensi di altri a errori di errata percezione, che sono il prodotto dell’inclinazione umana a sostituire all’occorrenza informazioni mancanti con mere supposizioni. Al riguardo sono rilevanti le errate percezioni ipotizzate a proposito del deterrente nucleare identificate da Robert Jervis: la tendenza ad accettare o rifiutare nuove informazioni basate su convinzioni o teorie già esistenti, la tendenza ad assimilare bene le nuove informazioni solo se frammentarie, la tendenza a credere che i messaggi ricevuti siano una risposta a messaggi inviati, la tendenza a sovrastimare la chiarezza dei messaggi inviati e la tendenza a credere che i destinatari condividano con noi interessi e punti di vista. (39) Queste tendenze alla percezione errata potrebbero essere rinforzate dalla sindrome del pensiero di gruppo identificata da Irving Janis, (40) e dalla concorrenza fra le organizzazioni burocratiche anche durante le crisi esistenziali identificate da Graham Allison e Philip Zelikow. (41)
Nella sua disamina della concettualizzazione nelle relazioni internazionali, Robert Jervis nota che le soglie percettive più basilari sono anche le più difficili da correggere, a prescindere dal fatto che i politici possiedano o meno un concetto per una categoria di pensiero. (42) Ad esempio l’immagine imprecisa dell’Occidente descritta dai politici cinesi a metà del XIX sec. ne rallentò la loro conoscenza e rese inadeguata la loro risposta alle relative problematiche. Pensavano di stare interagendo con una potenza comparabile al Portogallo del XVI sec. mentre si trattava della Gran Bretagna del XIX. La conseguenza furono cento anni di violenza e umiliazioni.

Il problema politico iniziale è quello di scegliere fra la non risposta e una risposta posticipata. Come illustrato nella Tabella 3 qualsiasi risposta al messaggio dovrebbe essere posticipata almeno finché il messaggio non sia stato decifrato e il destinatario desiderato identificato. Le potenziali minacce alla nostra esistenza giustificano la pazienza politica derivante da un’estrema cautela.

 

Una mancata risposta richiederebbe delle comunicazioni ufficiali per smorzare l’entusiasmo del pubblico e degli scienziati. Come insegna l’esperienza del deterrente nucleare durante la Guerra Fredda, i lettori delle notizie possono essere persuasi ad accettare la logica strategica della preparazione accoppiata all’inazione. Ciò che sarebbe  probabilmente necessario sono delle relazioni ufficiali periodiche sull’avanzamento della decifrazione del messaggio, insieme a una narrazione che enfatizzi la possibile minaccia alla nostra esistenza. Gli esseri umani sono bravi a vivere in uno stato di paura. Anzi, le società tradizionaliste sono caratterizzate dall’ostilità verso gli stranieri, trovando in tale antipatia una fonte di unità sociale. I problemi politici a lungo termine comportano delle decisioni in riferimento a messaggi che siano stati decifrati a sufficienza. Le opzioni sono illustrate nella Tabella 4.

 

Se si può determinare che il messaggio è stato trasmesso intenzionalmente e che l’umanità ne è effettivamente il destinatario desiderato piuttosto che qualche altra entità extraterrestre, non rispondere rimane la decisione più razionale. Il valore della mancata risposta verrebbe ridotto, quando non interamente eliminato, se si determinasse che il destinatario desiderato è proprio l’Umanità, perché ciò indicherebbe la conoscenza della nostra esatta posizione nello spazio e forse di altre informazioni. La mancata risposta a un messaggio negherebbe all’entità extraterrestre eventuali informazioni aggiuntive che renderebbero l’umanità ancora più vulnerabile. Se il messaggio evidenziasse un qualche intento maligno sotto forma di minaccia o di meme usato come arma, non rispondere sarebbe ancora il comportamento più razionale.
Ci sono dei possibili vantaggi nell’ascoltare delle comunicazioni fra entità extraterrestri senza che ne siano a conoscenza. Date le misure cautelari per evitare il rilascio di un meme come arma, le informazioni raccolte tramite un monitoraggio sotto copertura sarebbero utilizzabili per decidere se e come meglio rispondere a un messaggio. Inoltre un tale monitoraggio potrebbe fornire i vantaggi del Primo Contatto senza correrne i rischi.

Conclusioni

La probabilità relativamente alta dell’esistenza di intelligenze extraterrestri ha portato a discutere sulla possibilità di intrattenere con esse comunicazioni prolungate. Svariati dettagli logistici affliggono e rendono problematico ogni tentativo di comunicazione fra la Terra e qualsiasi cosa in grado di rispondere che si trovi negli abissi del Cosmo. Che però avviare una tale comunicazione sia vantaggioso non è affatto una conclusione scontata. Anzi ci sono buoni motivi di sospettare che l’incontro non sarebbe foriero di particolari vantaggi o svantaggi, ma  molto probabilmente oltremodo pericoloso.

 

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Aaaaargh! Aprite il fuoco!!!! Aprite il fuoco!!!! Apr…..

 

Quello che un politico nazionale possa cercare dall’incontro con un segnale radio extraterrestre dipenderà sia dalla sua relativa propensione al rischio, sia dalla sua volontà di agire di concerto con altre politici nazionali in possesso delle stesse informazioni. Al momento l’apparato scientifico-burocratico per il rilevamento è ancora limitato a una manciata di paesi, ma con l’aumento del loro numero una risposta coordinata diventa più difficile, se non altro per la tentazione di sfuggire a una politica di cautela per trarre vantaggio dallo stabilire una comunicazione.

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Titolo originale:

Stranger danger: Extraterrestrial first contact as a political problem – Benefits

by John Hickman and Koby Boatright
Pubblicato da The Space Review  nel maggio 2017

traduzione e adattamento FAUSTO MESCOLINI

editing ROBERTO FLAIBANI

 

Endnotes

28. Carl Sagan and Jerome Agel. The Cosmic Connection: An Extraterrestrial Perspective. (New York: Anchor Press, 1973) p. 218.
29. Ibid, pp. 218–219.
30. Albert A. Harrison. After Contact: The Human Response to Extraterrestrial Life. (New York: Plenum, 1997) pp. 194–195.
31. Angela Dassow and Michael Coen. “Join the Conversation.” New Scientist (2015) 225, 3003: 1–5.
32. Nicholas Rescher. “Extraterrestrial Science,” in Edward Regis, ed., Extraterrestrials: Science and Alien Intelligence. Cambridge; Cambridge University Press, 1985) pp. 83–116.
33. Haraway, The Companion Species Manifesto.
34. Steven Pinker. The Better Angels of Our Nature: Why Violence Has Declined. (New York: Penguin Books, 2011) pp. 588–592, 641–642.
35. Erich Goode. The Paranormal: Who Believes, Why They Believe and Why It Matters(Amherst, NY: Prometheus Books, 2012) pp. 242–245.
36. Popular culture is instead rife with risible pseudo-scientific “ancient astronaut” conspiracy theories that are easily dismissed by national political decision-makers. The problem with conspiracy theories is that they are not theories at all but collections of “questions, suspicions and allegations” that counter “conventionally available narratives.” See Jody Dean. How Technoculture Capitalizes on Democracy. (Ithaca: Cornell University Press, 2002) p. 51.
37. Dan Falk. March 29, 2015. “Is This Thing On?” Slate.
38. Christian Enemark. Biosecurity Dilemmas: Dreaded Diseases, Ethical Responses, and the Health of Nations. (Washington, DC: Georgetown University Press, 2017) pp. 97–98.
39. Robert Jervis. “Hypotheses on Misperception.” World Politics (1968) 20, 3: 454–479.
40. Irving Janis. Victims of Groupthink. (New York: Houghton Mifflin, 1972).
41. Graham Allison and Philip Zelikow. Essence of Decision: Explaining the Cuban Missile Crisis, 2nd Ed. (New York: Longman, 1999).
42. Jervis, pp. 466–467.

Un pensiero riguardo “Primo Contatto (3): ottimismo e curiosità o prudenza e discrezione?

  1. A questo punto, il dubbio che l’articolista (non il traduttore, cui va il nostro sincero apprezzamento) più che ardite speculazioni stia facendo della bassa propaganda è inevitabile.
    Se tali civiltà non terrestri sono troppo remote e le leggi della natura non consentono velocità o metodi alternativi utili a muoversi da un sistema stellare all’altro, il problema non si pone. Con gli strumenti noti si potrebbe tentare di comunicare con una manciata di potenziali candidati nel raggio di poche decine di anni luce, ma oltre avrebbe poco senso.
    Se, invece, i viaggi interstellari fossero cosa tecnicamente possibile (iperspazio, velocità di curvatura e altre amenità fantatecnologiche) allora dovremmo presumere che il cosiddetto “primo contatto” sia già avvenuto e da un pezzo! Le cronache, i miti, le tradizioni culturali e religiose di tutto il pianeta lo testimoniano e pare che non ci siano state grosse difficoltà a capirsi, sebbene, in genere, non tutti gli attori fossero ugualmente disponibili ad ascoltare.
    La squisita analisi fornita dagli autori, poi, banalmente si risolve in un non senso logico, ultimamente molto caro a Holliwood: chi sarebbe così cretino da affrontare un viaggio interstellare alla cieca, senza neppure porsi il problema di come comunicare con gli “indigeni”? Giusto uno sceneggiatore made in USA o, al più, un romantico esploratore puritano del XIX secolo convinto che Dio abbia creato il mondo per servirlo (il puritano, non il dio). D’altro canto, se mai si verificasse un simile evento, sarebbe facile immaginare l’esito di un tale incontro: conflitto.
    Chi dispone di maggiori e migliori strumenti ha inevitabilmente la responsabilità dell’esito dell’incontro.
    Ovviamente, disporre di migliori strumenti non comporta necessariamente anche esser dotati di maggiore intelligenza, empatia o principi morali, da cui deriva che il problema non sarà mai “come comunicare”, ma “perché” e qui son dolori: se non si è, per buona sorte, più o meno concordi sui reciproci motivi, non potrà che venirne male.
    Infine la domanda che origina dalla mia “accusa” di fare propaganda: perché si discute di questioni marginali (la matematica sarà la stessa in tutto l’universo?) che non possono avere risposte a causa della loro stessa natura, e non si indaga invece intorno agli elementi (culturali, archeologici, astronomici) di cui si dispone oggettivamente? Perché si mantiene una evidente contraddizione: “la fuori potrebbero esserci tanti con cui comunicare e se venissero come potremmo fare…” ma “Non è vero che sono già venuti e che è per lo meno possibile, se non probabile, che siano ancora qui”? Perché eccome che avremmo un serio problema politico “casomai” questa fantasiosa ipotesi avesse un qualche fondamento di verità!
    Tai nasha no karosha.

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